Ep. 6 Riscrivere il mito: Circe e Penelope secondo M. Atwood e M. Miller
In questa puntata parliamo di due icone, due donne senza tempo che ispirano nuove storie da millenni. parlo di Circe la maga che trasformava gli uomini in porci e di Penelope, la moglie fedele che tesseva la tela di giorno per disfarla di notte.
Eppure, al di là di queste poche connotazioni, cosa sappiamo veramente di Circe e Penelope? Nell’Odissea non le sentiamo parlare quasi per niente, e tutto quello che sappiamo di loro ce lo racconta Odisseo, l’uomo che ha fatto degli inganni i suoi più grandi trionfi…
Quale sarebbe la loro versione della storia se fossero proprio Circe e Penelope a raccontarcela? Margaret Atwood e Madeline Miller hanno deciso di dare loro voce e di reinterpretare la loro storia.
Il tropo della reinterpretazione dei miti antichi esiste da sempre in letteratura, infatti i miti non sono mai stati qualcosa di statico e immutabile.
La casa editrice inglese Canongate, apre la sua Myth Series, una collana che raccoglie reinterpretazioni di miti da parti di alcuni grandi autori e autrici occidentali, con A Short History of Myth, di Karen Armstrong. Armstrong spiega appunto che i miti accompagnano l’uomo da sempre e sono nati per cercare risposte alle grandi domande dell’esistenza e per aiutare l’uomo ad affrontare la paura della morte e dell’ignoto. I miti mettono il genere umano all’interno di un contesto più vasto, portano alla luce gli schemi ricorrenti, e permettono di riaffermare l’idea che nonostante il caos e la disperazione dell’esperienza umana, la vita abbia ancora un senso e un valore. Nell’antichità i miti erano una forma di psicologia antelitteram, una guida per affrontare le prove più critiche dell’esistenza e accettare l’inaccettabile
Oggi in particolare ci sono moltissime autrici che riprendono i miti antichi e li reinterpretano dal punto di vista delle donne, le voci mancanti dell’epica classica. I testi che ho scelto per questa puntata sono tre: due testi di Margaret Atwood, The Penolopiad e Circe/Mud Poems, e Circe, di Madeline Miller.
Sia Miller che Atwood reclamano la necessità di raccontare la storia di queste due donne dal loro punto di vista, specialmente perché le loro storie sono state sempre veicolate dalla voce di uomini, Odisseo in particolare, un uomo che non andava certamente preso in parola.
Madeline Miller è una classicista e per ora ha all’attivo due libri, entrambi di grandissimo successo e acclamati dalla critica. Il primo è La canzone di Achille, uscito nel 2011, e il secondo è appunto Circe, uscito nel 2018, edito in Italia da Sonzogno nella traduzione di Marinella Magrì.
Margaret Atwood non ha bisogno di presentazioni, ha all’attivo più di 30 libri tra fiction, non fiction, raccolte di poesia e libri per bambini. All’interno della raccolta di poesie You Are Happy uscita nel 1974, Atwood dedica un poema in 24 poesie a Circe, intitolato Circe/Mud Poems, di cui non credo esista una traduzione in italiano.
Nel 2005 poi Atwood pubblica The Penelopiad per la Canongate Myths. Il libro in italiano si intitola Il canto di Penelope, ed è pubblicato da Ponte alle Grazie e tradotto da Margherita Crepax.
Ho scelto di parlare di queste tre opere perché in qualche modo sono interconnesse sia per tematiche, che per personaggi. Miller esplora il personaggio di Circe, ma ci dà anche una visione inedita di Penelope. E ritroviamo sia Circe che Penelope nei due testi di Atwood. In tutti e tre i testi ovviamente incontriamo Odisseo. Tutte e tre le opere sono ambientate nel mondo mitico, anche se nel canto di Penelope ci sono delle divertenti incursioni nel mondo contemporaneo.
Miller è a contatto con i classici fin da piccola, infatti sua mamma le leggeva pezzi dell’Iliade e dell’Odissea prima di andare a dormire. in molte sue interviste racconta di come a 13 anni, leggendo l’Odissea, fosse molto eccitata nell’incontrare finalmente la celebre maga Circe e della delusione poi nello scoprire quante poche battute, e di poco rilievo, in realtà le fossero riservate nell’Odissea. È così che molti anni dopo Miller decide di riscrivere interamente la storia della maga, facendo di lei un personaggio completo, con una sua storia che è indipendente rispetto a quella di Odisseo, a cui vengono dedicati solo due capitoli così come Circe è presente in solo due capitoli dell’Odissea.
Circe ci racconta la sua storia a partire dall’infanzia, passata tra ninfe e titani, parla della scoperta dei propri poteri quasi per sbaglio, poi la seguiamo nell’esilio sull’isola di Aiaia, È divertente incontrare vari dei e personaggi del mito come Hermes, Dedalo, Medea… e vederli incrociare il proprio destino con quello di Circe.
Il canto di Penelope invece è ambientato nell’aldilà e tutti i personaggi coinvolti sono ormai morti da millenni, Penelope quindi si sente finalmente libera di parlare e dire la propria sulla sua vita.
Anche The Penelopiad nasce da una rivincita che Atwood vuole prendere verso Odisseo. Infatti l’autrice non ha mai digerito il fatto che nell’Odissea le 12 ancelle venissero uccise senza un reale motivo dopo l’uccisione dei Proci. Per questo decide di farle finalmente parlare e nel Canto di Penelope si alternano la voce di Penelope, e il “coro”, interpretato dalle ancelle, che come nelle tragedie classiche fa da contrappunto e da commento alla narrazione di Penelope.
Il motivo dell’uccisione delle ancelle è sostanzialmente il fatto che abbiano avuto rapporti sessuali con i pretendi, ospiti alla corte di Itaca, senza il permesso del loro padrone Odisseo. Non dimentichiamo che le ancelle infatti erano schiave di proprietà di Odisseo e che lo stupro delle schiave da parte degli ospiti era una prassi comune, ma richiedeva il benestare del padrone di casa.
Il coro delle ancelle serve a sottolineare un elemento che ritorna spesso in Atwood, ossia quello dell’inattendibilità del narratore. Possiamo veramente credere alle giustificazioni di Penelope per come sono andati i fatti, o no?
Le ancelle, che nel mondo dei vivi non avevano diritto di parola e nemmeno alcun diritto sul proprio corpo, nell’aldilà possono finalmente dire le cose come stanno, e mettere in discussione la presunta innocenza di Penelope.
Se nel mondo dei vivi Penelope non faceva altro che dormire, tessere e piangere, nel mondo dei morti Penelope si prende le sue rivincite, e finalmente dice la sua sul marito, sui proci e in una divertente scena sulla cugina Elena, che chiama “poison on legs” veleno che cammina”. Fino all’ultimo tuttavia non siamo sicuri se poterle credere o no, se credere che abbia veramente aspettato castamente Odisseo… Perché come sottolinea anche Miller in Circe, Penelope condivide con il marito l’astuzia e l’arte dell’inganno tramato in silenzio.
In tutte e tre le storie è fondamentale il tema della colpa e dell’assunzione di responsabilità. Penelope è responsabile di aver lasciato uccidere le ancelle, facendo finta di andare a dormire, per dissociarsi da quanto stava accadendo. Infatti nella versione di Atwood è stata proprio Penelope a indurre le proprie ancelle ad avere rapporti sessuali coi pretendi, facendo di loro le proprie spie tra i pretendenti.
In Circe/Mud poems ritorna esplicito il tema della responsabilità e della colpa, Circe ripete più volte “It was not my fault”,” non è stata colpa mia” riferendosi alla trasformazione degli uomini in bestie, o al contenuto dei propri messaggi profetici e a
L’esperienza raccontata nei Mud Poems è fortementente centrata attorno all’incontro con Odisseo, si parla dell’ineluttabilità di una storia già scritta dal mito, in cui il rapporto tra Circe e Odisseo è sbilanciato e Circe deve in qualche modo subire il suo arrivo, la seduzione e poi l’abbandono. tuttavia nell’ultima poesia del ciclo si evoca la possibilità di emanciparsi dal mito stesso, anche fosse solo al livello dell’immaginazione, creando un’altra isola, in cui la storia è andata diversamente.
Madeline Miller invece fa di Circe un personaggio autonomo e a tutto tondo. Nell’arco della storia Circe intraprende un percorso di crescita e di assunzione delle proprie responsabilità Impara a riconoscere il proprio potere e se all’inizio può ancora raccontarsi che non è stata colpa sua, che ha usato il suo potere per sbaglio, lungo il corso della storia Circe passa dall’essere sopraffatta dal senso di colpa all’ assumersi pienamente la responsabilità del proprio potere e delle conseguenze delle proprie azioni.
Miller esplora a fondo il tema del potere. Da una parte c’è il potere che ci viene dato in quanto frutto di un privilegio, come per esempio il potere sconfinato degli dei che viene usato per puro divertimento sulla vita degli insignificanti mortali. Dall’altra parte invece c’è il potere personale, che va nutrito e protetto con dedizione, quel tipo di potere che reclamiamo ogni giorno assumendoci la responsabilità di vivere secondo chi siamo veramente e non secondo quello che qualcuno, anche fosse la dea Atena, vorrebbe fare di noi.
Quindi ricapitolando se leggete in inglese e amate esplorare il mondo della poesia, provate ad approcciarvi a Circe/Mud Poems. Per gli amanti della sagacia e dell’umorismo mai banale di Atwood, Il canto di Penelope sarà un piacevole viaggio nell’aldilà. Se invece avete bisogno di una storia intelligente, emozionante e anche ben scritta, che vi terrà incollati alle pagine, catapultandovi in un altro mondo, Circe non vi deluderà sicuramente, io l’ho già letto due volte e lo considero uno dei romanzi più soddisfacenti letti negli ultimi anni.
Grazie per aver ascoltato fin qui. Se vi è piaciuto quest’episodio condividetelo e iscrivetevi al podcast per non perdere le prossime puntate! Buona lettura e alla prossima!
Un’interessante intervista a Madeline Miller su Circe: https://www.youtube.com/watch?v=nGAbXvhzSII